Si mantengono basse le adesioni alla previdenza integrativa (17,6% del campione); ancora più contenuta risulta la diffusione di polizze LTC (14% circa)
La RC personale o della famiglia copre rispettivamente poco più di un soggetto su 12 e su 10
Nonostante le grandi difficoltà che hanno accompagnato tutto il 2022, nel corso dell’anno le famiglie italiane sono tornate a risparmiare, ma non investono. E’ questo il dato che balza subito all’occhio nell’osservare i risultati dell’indagine condotta da Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi su risparmio e scelte finanziarie degli italiani.
Infatti, la percentuale dei risparmiatori si riporta verso i livelli pre-pandemia, attestandosi al 53,5% (55,1% nel 2019), in netto aumento rispetto al 48,6% del 2021.
Nell dettaglio, risparmia il 69% di chi ha un reddito netto mensile superiore a 2.500 euro, ma solo il 36% di chi non arriva ai 1.600 euro. Differenze analoghe emergono tra chi ha una casa di proprietà (risparmia il 60%) o in affitto (34%) tra le famiglie con più redditi (69%) e quelle monoreddito (47%).
Tuttavia, solo il 17% del campione dichiara di risparmiare avendo in mente uno scopo preciso, a fronte di un 30% che lo fa invece per ragioni puramente precauzionali. Quindi, si cerca più che altro di risparmiare per paura, nella speranza che accantonando risorse si possano superare senza troppi problemi i venti contrari di questo periodo.
Alla domanda su come affronterebbero una spesa imprevista nell’ordine dei 5.000 euro, circa il 38% del campione risponde che ricorrerebbe appunto ai risparmi accumulati. Al contrario, circa il 62% delle famiglie dovrebbe richiedere un prestito bancario (nel 26% dei casi) o ricorrere alla famiglia o agli amici (25%).
Il campione di intervistati mostra relativa serenità sul proprio tenore di vita al tempo della pensione e ciò è in gran parte ascrivibile al sistema previdenziale pubblico. Solo il 26,6% ritiene che si debba alzare l’età di pensionamento se aumenta la vita attesa: molti accetterebbero una pensione inferiore in cambio della libera uscita.
In aumento la quota dei sottoscrittori di una forma pensionistica integrativa, pur mantenendosi su valori piuttosto bassi (17,6%, rispetto al 12,6% nel 2021). Percentuali maggiori di adesione per le fasce centrali di età (22,4% tra i 35-44enni e 23,1% tra i 45-54enni).
Ancora limitata la diffusione di polizze long-term care (LTC), soprattutto tra i più giovani (10,4%). Bassa anche la presenza di assicurazioni per altre tipologie di rischio: ha una polizza sanitaria solo il 16,9% del campione, mentre la RC personale o della famiglia copre rispettivamente poco più di un soggetto su 12 e su 10.
Alla luce di questi dati lo studio di Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi sostiene che “se è senza dubbio utile pensare a soluzioni che riducano la difficoltà economica di accesso, forse è ancora più importante la promozione di una cultura dell’assicurazione, che passi attraverso una chiara comprensione dell’entità dei possibili rischi e delle soluzioni che il mercato può offrire“.
Le difficoltà ed il clima di incertezza non favoriscono certo gli investimenti, come dimostrano i risultati dell’indagine. Infatti, la sicurezza si conferma la caratteristica più ricercata negli investimenti: è l’aspetto da privilegiare per il 75% del campione. L’80,4% la colloca al primo o secondo posto tra gli elementi cui prestare attenzione nel decidere un investimento, seguita dalla liquidità (49,7%).
Tuttavia, si segnala come durante l’anno sia continuata la pioggia di liquidità sul sistema economico: rispetto a prima della pandemia, i depositi delle famiglie consumatrici sono cresciuti del 13%, pari a 135 miliardi.
L’indagine segnala il persistere della tendenza a detenere saldi liquidi in eccesso per motivi precauzionali: il rapporto tra denaro mantenuto liquido per precauzioni e quello destinato ai normali pagamenti è di 0,8 a 1 (prima della pandemia era di 0,4 a 1).
Fonte: Intermedia Channel